Energia Termica
L'energia termica (ET), è il calore che si sviluppa attraverso la combustione che è una sequenza di reazioni chimiche secondo le quali una sostanza organica (combustibile) si combina con l'ossigeno (comburente) dell'aria.
L'energia termica (ET) è ricavabile attraverso processi di gassificazione: si intende l'ossidazione incompleta di una sostanza in ambiente a elevata temperatura (900-1000°C) per la produzione di un gas combustibile (gas di gasogeno) di basso potere calorifico nei gassificatori ad aria e ossigeno.
Come agente gassificante possono essere infatti utilizzati: aria, vapore o ossigeno.
La miscela di gas prodotti può essere utilizzata per alimentare: normali bruciatori producendo energia termica (ET) oppure, più convenientemente e diffusamente, motori a combustione interna di tipo alternativo per generare energia meccanica (EM) e, da essa, energia elettrica (EE) da valorizzare con la cessione in rete e l'incentivazione economica. Quest'ultima soluzione può avvenire, o meno, con il contemporaneo recupero di ET dal motore (cogenerazione) con possibile impiego del calore recuperato per la copertura dei fabbisogni termici esterni.
Biocombustibili legnosi
I boschi (le fustaie, ma soprattutto i cedui) rappresentano, da sempre, la principale fonte di combustibile legnoso. Il biocombustibile legnoso è utilizzato sotto forma: sia di legno in ciocchi o tronchetti (legna da ardere), sia di sminuzzato (cippato). La legna da ardere è preparata in vari assortimenti: gli spacconi e tondelli (lunghezza 0,5 e 1 m) e i tronchetti (lunghezza 0,25-0,30-0,50 m). La legna in tronchetti trova impiego sia in dispositivi termici (caminetti, termocamini, stufe), sia in vere e proprie caldaie che sostituiscono (o integrano) impianti di riscaldamento convenzionali, a copertura dei fabbisogni domestici (riscaldamento e acqua sanitaria). I tronchetti sono sempre impiegati in dispositivi a carico manuale che, per alcune soluzioni tecnologiche (caldaie a fiamma inversa), raggiungono rendimenti elevati.
Il ricorso al legno cippato permette l'introduzione di dispositivi termici a carico automatico consentendo un salto tecnologico-organizzativo di non poco conto, in grado di ampliare molto le possibili utenze. Nella filiera energetica è possibile aprire economie gestionali tali da consentire la creazione di vere e proprie reti di stoccaggio e distribuzione del biocombustibile legnoso a utenze non solo di tipo domestico, ma anche impianti termici di cogenerazione, quindi di potenze medio-elevate. La conversione in energia del legno cippato avviene in generatori sempre dotati di dispositivi di carico automatici. Generalmente nel caso di impianti di bassa-media potenza (generazione di ET) prevalgono i dispositivi a coclea che hanno bisogno di un combustibile omogeneo, di pezzatura fine e poco umido.
I pellet vengono ricavati da biomasse residuali, non trattate e finemente macinate che, mediante appositi impianti di estrusione a filiera, sono sottoposte a elevate pressioni fino a formare piccoli cilindri di alcuni millimetri di diametro. Il risultato è un biocombustibile compatto, con basso contenuto di umidità ed elevato potere calorifico e ottima densità energetica.
La materia prima con cui viene fabbricato il pellet nazionale è, di norma, riconducibile a: segatura, trucioli, scarti grossolani di segheria, residui di lavorazione del legno, cippato di bosco e residui di potatura delle arboree da frutto. Il grande interesse nella filiera pellet-energia risiede nel fatto che questo biocombustibile si comporta, nella movimentazione, in modo analogo ai fluidi. In questo modo è possibile un elevato grado di automazione degli apparecchi e degli impianti di combustione, al punto che, nelle modalità di impiego, essi si avvicinano agli impianti alimentati con combustibili liquidi convenzionali se non, addirittura, a quelli con gas naturale. Questa proprietà è dovuta alla particolare forma, dimensione e omogeneità dei singoli elementi del pellet, che possono venire convogliati alla camera di combustione mediante semplici congegni meccanici, con tutti i vantaggi in fatto di regolazione automatica, dosatura e alimentazione continua.
L'energia termica (ET) è ricavabile attraverso processi di gassificazione: si intende l'ossidazione incompleta di una sostanza in ambiente a elevata temperatura (900-1000°C) per la produzione di un gas combustibile (gas di gasogeno) di basso potere calorifico nei gassificatori ad aria e ossigeno.
Come agente gassificante possono essere infatti utilizzati: aria, vapore o ossigeno.
La miscela di gas prodotti può essere utilizzata per alimentare: normali bruciatori producendo energia termica (ET) oppure, più convenientemente e diffusamente, motori a combustione interna di tipo alternativo per generare energia meccanica (EM) e, da essa, energia elettrica (EE) da valorizzare con la cessione in rete e l'incentivazione economica. Quest'ultima soluzione può avvenire, o meno, con il contemporaneo recupero di ET dal motore (cogenerazione) con possibile impiego del calore recuperato per la copertura dei fabbisogni termici esterni.
Biocombustibili legnosi
I boschi (le fustaie, ma soprattutto i cedui) rappresentano, da sempre, la principale fonte di combustibile legnoso. Il biocombustibile legnoso è utilizzato sotto forma: sia di legno in ciocchi o tronchetti (legna da ardere), sia di sminuzzato (cippato). La legna da ardere è preparata in vari assortimenti: gli spacconi e tondelli (lunghezza 0,5 e 1 m) e i tronchetti (lunghezza 0,25-0,30-0,50 m). La legna in tronchetti trova impiego sia in dispositivi termici (caminetti, termocamini, stufe), sia in vere e proprie caldaie che sostituiscono (o integrano) impianti di riscaldamento convenzionali, a copertura dei fabbisogni domestici (riscaldamento e acqua sanitaria). I tronchetti sono sempre impiegati in dispositivi a carico manuale che, per alcune soluzioni tecnologiche (caldaie a fiamma inversa), raggiungono rendimenti elevati.
Il ricorso al legno cippato permette l'introduzione di dispositivi termici a carico automatico consentendo un salto tecnologico-organizzativo di non poco conto, in grado di ampliare molto le possibili utenze. Nella filiera energetica è possibile aprire economie gestionali tali da consentire la creazione di vere e proprie reti di stoccaggio e distribuzione del biocombustibile legnoso a utenze non solo di tipo domestico, ma anche impianti termici di cogenerazione, quindi di potenze medio-elevate. La conversione in energia del legno cippato avviene in generatori sempre dotati di dispositivi di carico automatici. Generalmente nel caso di impianti di bassa-media potenza (generazione di ET) prevalgono i dispositivi a coclea che hanno bisogno di un combustibile omogeneo, di pezzatura fine e poco umido.
I pellet vengono ricavati da biomasse residuali, non trattate e finemente macinate che, mediante appositi impianti di estrusione a filiera, sono sottoposte a elevate pressioni fino a formare piccoli cilindri di alcuni millimetri di diametro. Il risultato è un biocombustibile compatto, con basso contenuto di umidità ed elevato potere calorifico e ottima densità energetica.
La materia prima con cui viene fabbricato il pellet nazionale è, di norma, riconducibile a: segatura, trucioli, scarti grossolani di segheria, residui di lavorazione del legno, cippato di bosco e residui di potatura delle arboree da frutto. Il grande interesse nella filiera pellet-energia risiede nel fatto che questo biocombustibile si comporta, nella movimentazione, in modo analogo ai fluidi. In questo modo è possibile un elevato grado di automazione degli apparecchi e degli impianti di combustione, al punto che, nelle modalità di impiego, essi si avvicinano agli impianti alimentati con combustibili liquidi convenzionali se non, addirittura, a quelli con gas naturale. Questa proprietà è dovuta alla particolare forma, dimensione e omogeneità dei singoli elementi del pellet, che possono venire convogliati alla camera di combustione mediante semplici congegni meccanici, con tutti i vantaggi in fatto di regolazione automatica, dosatura e alimentazione continua.