
La Commissione europea ha stabilito gli obiettivi da raggiugere, nei prossimi quindici anni, in materia di riduzione di CO2 (40%) e utilizzo delle energie pulite (27%).
"Un taglio del 40% nelle emissioni di gas serra rappresenta un obiettivo particolarmente ambizioso ed è la pietra miliare più efficace, in termini di costi, nel nostro percorso verso un'economia a basse emissioni – ha dichiarato il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, come si legge in un lancio dell’agenzia Ansa - Anche l'obiettivo di raggiungere il 27% di energie rinnovabili è un segnale importante: rappresenta stabilità per gli investitori, stimola l'occupazione verde e rende più sicure le nostre forniture energetiche".
"Proponiamo di non avere più target nazionali come quelli che abbiamo adesso, perché rischiano di frammentare il mercato interno, mentre possiamo raggiungere un obiettivo Ue in maniera più efficace”, ha proseguito Barroso, che in materia di rinnovabili prevede maggiore flessibilità per gli Stati membri e la garanzia di un nuovo sistema di governance. "Sarò chiaro su questo: gli Stati membri rimangono liberi di definire i loro obiettivi sulle rinnovabili, premesso che rispettino le regole Ue sugli aiuti di Stato, che stiamo rivedendo per assicurare che non ci siano distorsioni come in passato, proprio a causa dei target nazionali, con eccessivi incentivi alle rinnovabili".
A seguito della diffusione della notizia sono iniziati i commenti degli operatori delle rinnovabili, con alcune critiche. In particolare, una nota dell’Ewea (European Wind Energy Association) giudica insufficiente l’obiettivo del 27% di rinnovabili, considerato anche il Parlamento europeo si era già espresso in modo favorevole a un target del 30%, che avrebbe creato 560mila nuovi posti di lavoro in Europa e consentito risparmi sull’importazione di combustibili fossili, con vantaggi per la salute dei cittadini.
"La Commissione europea, che in passato si era dimostrata lungimirante e ambiziosa, è diventata l'ombra di se stessa e si nasconde dietro a paesi come il Regno Unito e ad alcune lobby – ha dichiarato Thomas Becker, Ceo di Ewea – Con questa decisione, il presidente Barroso sembra aver dimenticato i suoi precedenti inviti a una maggiore integrazione europea in materia di politica energetica".
"I capi di Stato dell’Ue devono ora dare prova di leadership e concordare obiettivi ambiziosi, per il 2030, in materia di clima ed energia e consentire al settore dell'energia eolica, leader nel mondo, di rendere l'Europa più prospera e sicura", ha concluso Becker.
In Italia, Anev, l’Associazione Nazionale Energia del Vento, ha diramato un comunicato in cui si criticano gli obiettivi poco ambiziosi e si chiede un intervento immediato del Governo italiano: “Ci si aspettava almeno un 55% come target di riduzione, la riforma del sistema dell’emission trading, il 45% di Fer in più e l’inserimento di vincoli per le rinnovabili nei singoli Stati membri. Anev ora si aspetta che il Governo si impegni finalmente a rimuovere gli ostacoli, posti al settore rinnovabili e all’eolico in particolare, che con gli ultimi provvedimenti stanno aumentando e vincolano lo sviluppo delle rinnovabili più efficienti, strumento indispensabile per raggiungere gli obiettivi posti dalla Commissione europea. L’eolico rappresenta oggi un settore con oltre 30mila addetti, in grado di creare tecnologia ed esportarla, all’avanguardia in servizi e componentistica per l’eolico a livello europeo e capace soprattutto di creare energia pulita. Tutto questo rischia di essere compromesso da provvedimenti poco lungimiranti, penalizzanti per le aziende del settore che, già in declino, rischiano il fallimento. Si tenga conto degli obiettivi imposti dalla Commissione europea e si promuovano con i dovuti strumenti settori promettenti ed efficienti come quello eolico”.
Il Coordinamento Free, Fonti rinnovabili ed efficienza energetica, che raggruppa più di trenta associazioni del settore, ha espresso il suo "pieno consenso per l'ipotesi di definire l'obiettivo di abbattimento di CO2 al 40%, mentre l'indicazione minima del 27% per le fonti rinnovabili è certamente riduttiva rispetto alle potenzialità di queste fonti, ma sarebbe comunque un passo in avanti perché riafferma l'importanza di definire un obiettivo anche per le rinnovabili e, trattandosi di un livello minimo, rappresenta uno stimolo per azioni a livello nazionale con l'obiettivo di contrastare al massimo il cambiamento climatico. Il Coordinamento Free si aspetta una coerente presa di posizione a livello comunitario anche del Governo italiano".
A livello di associazioni ambientaliste, il Wwf si è detto deluso dalle deboli politiche europee. ”Dopo mesi di attesa la Commissione ha riconfezionato un rallentamento della riduzione delle emissioni e della diffusione delle energie rinnovabili, chiamandolo un ‘pacchetto ambizioso’ - ha spiegato Jason Anderson, responsabile Clima ed Energia - Il quadro dipinto dalle proposte di politica energetica è deprimente: l’obiettivo di efficienza energetica è stato rinviato, la cancellazione dell'enorme eccesso quote gratuite di emissioni di carbonio nell'emissions trading scheme è stato posticipato; l'impegno di dettare regole di precauzione per la sicurezza della popolazione e dell'ambiente nella legislazione sul gas di scisto, lo shale gas, della Ue è stato ugualmente differito e i lobbisti dei combustibili fossili dormiranno bene stanotte. Spetta ai governi degli Stati membri di mostrare la leadership politica necessaria per ispirare l'Europa verso una rivoluzione industriale ed economica che favorirà sia le persone che il Pianeta".
Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, ha detto che "Il libro bianco Clima-Energia 2030 adottato oggi dalla Commissione europea rappresenta una preoccupante e pericolosa retromarcia rispetto agli impegni assunti finora dall'Europa per contenere il riscaldamento globale sotto i due gradi. Gli obiettivi comunitari al 2030 proposti oggi - 40% di riduzione delle emissioni di CO2 e l'aumento non vincolante per gli Stati membri al 27% di rinnovabili - purtroppo non consentono all'Europa di mettere in campo una forte e coerente azione climatica in grado di invertire la rotta. Per contenere il surriscaldamento sotto i due gradi ed evitare la catastrofe climatica, l'Unione europea deve impegnarsi a ridurre almeno del 55% le emissioni interne entro il 2030 - ha proseguito Cogliati Dezza - e contemporaneamente impegnarsi a raggiungere il 45% di energia rinnovabile e tagliare il consumo di energia del 40% per portare avanti una reale transizione verso un sistema energetico a zero emissioni di carbonio. Si tratta di obiettivi che il nostro governo deve sostenere con forza per giocare da protagonista l'importante ruolo che è chiamato a svolgere nei prossimi mesi, a partire dal Consiglio europeo del prossimo 21 marzo, e soprattutto con il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea".
Secondo Francesco Ferrante, esponente di Green Italia, “Delude il libro bianco Clima-Energia 2030 adottato oggi dalla Commissione europea. Tajani svolge evidentemente un ruolo di retroguardia. L’obiettivo del 27% di energia da produrre con fonti rinnovabili fissato solo per l’Europa nel suo complesso ma non vincolante per i singoli paesi membri è una scelta sbagliata e chiaramente dettata dalla volontà di qualche stato di rallentare sulla strada che porta agli obiettivi prefissati. E a metter mano al freno ha concorso anche il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani, che mai ha dimostrato di volere per l’Europa una politica di convinto sostegno alle energie rinnovabili”.
“Questa - continua Ferrante - è un'Europa che gioca in retroguardia, e che sul piano internazionale si condanna a giocare un ruolo non da protagonista.Occorre una posizione meno prudente e maggiormente unitaria, sulla scorta di quanto ha fatto il ministro dell’Ambiente italiano Orlando insieme ai suoi colleghi tedesco, inglese e francese, con la richiesta formale affinchè l’Unione europea fissi non solo al 40% il taglio delle emissioni di gas climalteranti entro il 2030, ma anche obiettivi vincolanti su rinnovabili e efficienza. Nella consapevolezza che anche all’interno del Governo le posizioni divergono non poco sull’argomento, con il fronte di chi rema contro e sensibile ai richiami di Confindustria capeggiato dal ministro dello Sviluppo economico Zanonato, ci auguriamo che il ministro Orlando convinca l’esecutivo a sposare la sua posizione, perchè l’Italia si batta in sede di Consiglio europeo, il quale dovrà esprimersi su questa deludente proposta della commissione”.
Anche dal mondo della politica sono arrivate reazioni. Monica Frassoni, co-presidente dei Verdi europei, ha criticato Barroso parlando di “rinuncia dell’Europa al suo ruolo guida nelle politiche climatico-energetiche".
FONTE: zeroemission.tv
"Un taglio del 40% nelle emissioni di gas serra rappresenta un obiettivo particolarmente ambizioso ed è la pietra miliare più efficace, in termini di costi, nel nostro percorso verso un'economia a basse emissioni – ha dichiarato il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, come si legge in un lancio dell’agenzia Ansa - Anche l'obiettivo di raggiungere il 27% di energie rinnovabili è un segnale importante: rappresenta stabilità per gli investitori, stimola l'occupazione verde e rende più sicure le nostre forniture energetiche".
"Proponiamo di non avere più target nazionali come quelli che abbiamo adesso, perché rischiano di frammentare il mercato interno, mentre possiamo raggiungere un obiettivo Ue in maniera più efficace”, ha proseguito Barroso, che in materia di rinnovabili prevede maggiore flessibilità per gli Stati membri e la garanzia di un nuovo sistema di governance. "Sarò chiaro su questo: gli Stati membri rimangono liberi di definire i loro obiettivi sulle rinnovabili, premesso che rispettino le regole Ue sugli aiuti di Stato, che stiamo rivedendo per assicurare che non ci siano distorsioni come in passato, proprio a causa dei target nazionali, con eccessivi incentivi alle rinnovabili".
A seguito della diffusione della notizia sono iniziati i commenti degli operatori delle rinnovabili, con alcune critiche. In particolare, una nota dell’Ewea (European Wind Energy Association) giudica insufficiente l’obiettivo del 27% di rinnovabili, considerato anche il Parlamento europeo si era già espresso in modo favorevole a un target del 30%, che avrebbe creato 560mila nuovi posti di lavoro in Europa e consentito risparmi sull’importazione di combustibili fossili, con vantaggi per la salute dei cittadini.
"La Commissione europea, che in passato si era dimostrata lungimirante e ambiziosa, è diventata l'ombra di se stessa e si nasconde dietro a paesi come il Regno Unito e ad alcune lobby – ha dichiarato Thomas Becker, Ceo di Ewea – Con questa decisione, il presidente Barroso sembra aver dimenticato i suoi precedenti inviti a una maggiore integrazione europea in materia di politica energetica".
"I capi di Stato dell’Ue devono ora dare prova di leadership e concordare obiettivi ambiziosi, per il 2030, in materia di clima ed energia e consentire al settore dell'energia eolica, leader nel mondo, di rendere l'Europa più prospera e sicura", ha concluso Becker.
In Italia, Anev, l’Associazione Nazionale Energia del Vento, ha diramato un comunicato in cui si criticano gli obiettivi poco ambiziosi e si chiede un intervento immediato del Governo italiano: “Ci si aspettava almeno un 55% come target di riduzione, la riforma del sistema dell’emission trading, il 45% di Fer in più e l’inserimento di vincoli per le rinnovabili nei singoli Stati membri. Anev ora si aspetta che il Governo si impegni finalmente a rimuovere gli ostacoli, posti al settore rinnovabili e all’eolico in particolare, che con gli ultimi provvedimenti stanno aumentando e vincolano lo sviluppo delle rinnovabili più efficienti, strumento indispensabile per raggiungere gli obiettivi posti dalla Commissione europea. L’eolico rappresenta oggi un settore con oltre 30mila addetti, in grado di creare tecnologia ed esportarla, all’avanguardia in servizi e componentistica per l’eolico a livello europeo e capace soprattutto di creare energia pulita. Tutto questo rischia di essere compromesso da provvedimenti poco lungimiranti, penalizzanti per le aziende del settore che, già in declino, rischiano il fallimento. Si tenga conto degli obiettivi imposti dalla Commissione europea e si promuovano con i dovuti strumenti settori promettenti ed efficienti come quello eolico”.
Il Coordinamento Free, Fonti rinnovabili ed efficienza energetica, che raggruppa più di trenta associazioni del settore, ha espresso il suo "pieno consenso per l'ipotesi di definire l'obiettivo di abbattimento di CO2 al 40%, mentre l'indicazione minima del 27% per le fonti rinnovabili è certamente riduttiva rispetto alle potenzialità di queste fonti, ma sarebbe comunque un passo in avanti perché riafferma l'importanza di definire un obiettivo anche per le rinnovabili e, trattandosi di un livello minimo, rappresenta uno stimolo per azioni a livello nazionale con l'obiettivo di contrastare al massimo il cambiamento climatico. Il Coordinamento Free si aspetta una coerente presa di posizione a livello comunitario anche del Governo italiano".
A livello di associazioni ambientaliste, il Wwf si è detto deluso dalle deboli politiche europee. ”Dopo mesi di attesa la Commissione ha riconfezionato un rallentamento della riduzione delle emissioni e della diffusione delle energie rinnovabili, chiamandolo un ‘pacchetto ambizioso’ - ha spiegato Jason Anderson, responsabile Clima ed Energia - Il quadro dipinto dalle proposte di politica energetica è deprimente: l’obiettivo di efficienza energetica è stato rinviato, la cancellazione dell'enorme eccesso quote gratuite di emissioni di carbonio nell'emissions trading scheme è stato posticipato; l'impegno di dettare regole di precauzione per la sicurezza della popolazione e dell'ambiente nella legislazione sul gas di scisto, lo shale gas, della Ue è stato ugualmente differito e i lobbisti dei combustibili fossili dormiranno bene stanotte. Spetta ai governi degli Stati membri di mostrare la leadership politica necessaria per ispirare l'Europa verso una rivoluzione industriale ed economica che favorirà sia le persone che il Pianeta".
Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, ha detto che "Il libro bianco Clima-Energia 2030 adottato oggi dalla Commissione europea rappresenta una preoccupante e pericolosa retromarcia rispetto agli impegni assunti finora dall'Europa per contenere il riscaldamento globale sotto i due gradi. Gli obiettivi comunitari al 2030 proposti oggi - 40% di riduzione delle emissioni di CO2 e l'aumento non vincolante per gli Stati membri al 27% di rinnovabili - purtroppo non consentono all'Europa di mettere in campo una forte e coerente azione climatica in grado di invertire la rotta. Per contenere il surriscaldamento sotto i due gradi ed evitare la catastrofe climatica, l'Unione europea deve impegnarsi a ridurre almeno del 55% le emissioni interne entro il 2030 - ha proseguito Cogliati Dezza - e contemporaneamente impegnarsi a raggiungere il 45% di energia rinnovabile e tagliare il consumo di energia del 40% per portare avanti una reale transizione verso un sistema energetico a zero emissioni di carbonio. Si tratta di obiettivi che il nostro governo deve sostenere con forza per giocare da protagonista l'importante ruolo che è chiamato a svolgere nei prossimi mesi, a partire dal Consiglio europeo del prossimo 21 marzo, e soprattutto con il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea".
Secondo Francesco Ferrante, esponente di Green Italia, “Delude il libro bianco Clima-Energia 2030 adottato oggi dalla Commissione europea. Tajani svolge evidentemente un ruolo di retroguardia. L’obiettivo del 27% di energia da produrre con fonti rinnovabili fissato solo per l’Europa nel suo complesso ma non vincolante per i singoli paesi membri è una scelta sbagliata e chiaramente dettata dalla volontà di qualche stato di rallentare sulla strada che porta agli obiettivi prefissati. E a metter mano al freno ha concorso anche il vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani, che mai ha dimostrato di volere per l’Europa una politica di convinto sostegno alle energie rinnovabili”.
“Questa - continua Ferrante - è un'Europa che gioca in retroguardia, e che sul piano internazionale si condanna a giocare un ruolo non da protagonista.Occorre una posizione meno prudente e maggiormente unitaria, sulla scorta di quanto ha fatto il ministro dell’Ambiente italiano Orlando insieme ai suoi colleghi tedesco, inglese e francese, con la richiesta formale affinchè l’Unione europea fissi non solo al 40% il taglio delle emissioni di gas climalteranti entro il 2030, ma anche obiettivi vincolanti su rinnovabili e efficienza. Nella consapevolezza che anche all’interno del Governo le posizioni divergono non poco sull’argomento, con il fronte di chi rema contro e sensibile ai richiami di Confindustria capeggiato dal ministro dello Sviluppo economico Zanonato, ci auguriamo che il ministro Orlando convinca l’esecutivo a sposare la sua posizione, perchè l’Italia si batta in sede di Consiglio europeo, il quale dovrà esprimersi su questa deludente proposta della commissione”.
Anche dal mondo della politica sono arrivate reazioni. Monica Frassoni, co-presidente dei Verdi europei, ha criticato Barroso parlando di “rinuncia dell’Europa al suo ruolo guida nelle politiche climatico-energetiche".
FONTE: zeroemission.tv