
Un modello virtuoso di monitoraggio dell'attività di vitivinicoltura può contribuire in modo significativo alla riduzione delle emissioni di gas serra. Lo ha dimostrato un progetto altamente innovativo, unico del genere in Italia, sperimentato sulle viticolture aderenti al Consorzio Franciacorta, capofila del progetto.
Si tratta del modello di calcolo delle emissioni Ita.Ca, acronimo di Italian wine carbon calculator, un progetto guidato dal Consorzio Franciacorta, che l'ha sperimentato proprio all'interno delle coltivazioni tutelate dal suo circuito. “Dai dati emersi possiamo dire che la vitivinicoltura nel suo insieme contribuisce a ridurre l’impatto sull’ambiente provocato da numerose attività produttive, in termini di emissioni di gas serra”, ha affermato Maurizio Zanella, Presidente del Consorzio, alla presentazione dei dati del progetto. Insieme a lui, hanno presentato il progetto anche i ricercatori dello studio Sata studio agronomico e di D.I.S.A.A. - Università di Milano, autori del modello Ita.Ca, e i ricercatori Andrea Pitacco dell’Università degli Studio di Padova e Angelo Cichelli dell’Università d’Annunzio Chieti-Pescara.
Obiettivo del programma Ita.Ca è realizzare un “bilancio” che tenga conto anche dei valori di “sequestro”, ovvero l’effetto virtuoso della fotosintesi di un contesto viticolo che sottrae l’anidride carbonica dall’atmosfera per fissarla nella Sostanza Organica al suolo e nelle strutture legnose permanenti. Più carbonio viene bloccato permanentemente nel suolo sotto forma di sostanza organica (sequestrato), meno ne rimane in atmosfera sotto forma dei principali gas ad effetto serra.
Il lavoro degli agronomi Sata ha preso in esame anche la valutazione dei consumi idrici che, pur non avendo relazioni con le emissioni di gas a effetto serra (Ghg), rappresentano un fondamento della sostenibilità. Un altro indice, a carattere parziale, è quello delle quantità di energia elettrica impiegata nel complesso per giungere a una bottiglia immessa al consumo. “Interessante sottolineare che le rilevazioni hanno evidenziato, per la Franciacorta, un apporto di energia da fotovoltaico pari al 7% del fabbisogno energetico complessivo”, spiega Pierluigi Donna, dello Studio Sata.
Le indagini hanno rilevato che i modelli viticoli franciacortini possono immobilizzare almeno 15 tonnellate per ettaro di Co2 all’anno. “Considerando la media delle emissioni è possibile stimare”, continua Donna, “per la Franciacorta, un credito di quasi 12 tonnellate/ettaro per anno relativi alla sola attività di campo. In considerazione delle attività di cantina e dell’interazione con quelle della viticoltura, all’inizio del 2011 con le aziende e il Consorzio Franciacorta abbiamo fissato come obiettivo minimo raggiungibile nel primo quinquennio una riduzione di emissioni pari a 1200 tonnellate di Co2 equivalenti”.
“A oggi – ha concluso Donna - possiamo affermare che il territorio ha intrapreso un percorso virtuoso di attenzione e impegno testimoniati da un netto miglioramento del proprio bilancio globale, pari a un contenimento di emissione pari a quasi 3.000 tonnellate di Co2, sulle aziende monitorate, che salirebbero a oltre 5.000 proiettando il dato su tutta l’area franciacortina. Si tratterebbe del recupero stimabile dall’attività di un’area verde per oltre 300 ettari sulle aziende monitorate e fino a quasi 700 con la proiezione sull’intera Docg”.
FONTE: tecnici.it
Si tratta del modello di calcolo delle emissioni Ita.Ca, acronimo di Italian wine carbon calculator, un progetto guidato dal Consorzio Franciacorta, che l'ha sperimentato proprio all'interno delle coltivazioni tutelate dal suo circuito. “Dai dati emersi possiamo dire che la vitivinicoltura nel suo insieme contribuisce a ridurre l’impatto sull’ambiente provocato da numerose attività produttive, in termini di emissioni di gas serra”, ha affermato Maurizio Zanella, Presidente del Consorzio, alla presentazione dei dati del progetto. Insieme a lui, hanno presentato il progetto anche i ricercatori dello studio Sata studio agronomico e di D.I.S.A.A. - Università di Milano, autori del modello Ita.Ca, e i ricercatori Andrea Pitacco dell’Università degli Studio di Padova e Angelo Cichelli dell’Università d’Annunzio Chieti-Pescara.
Obiettivo del programma Ita.Ca è realizzare un “bilancio” che tenga conto anche dei valori di “sequestro”, ovvero l’effetto virtuoso della fotosintesi di un contesto viticolo che sottrae l’anidride carbonica dall’atmosfera per fissarla nella Sostanza Organica al suolo e nelle strutture legnose permanenti. Più carbonio viene bloccato permanentemente nel suolo sotto forma di sostanza organica (sequestrato), meno ne rimane in atmosfera sotto forma dei principali gas ad effetto serra.
Il lavoro degli agronomi Sata ha preso in esame anche la valutazione dei consumi idrici che, pur non avendo relazioni con le emissioni di gas a effetto serra (Ghg), rappresentano un fondamento della sostenibilità. Un altro indice, a carattere parziale, è quello delle quantità di energia elettrica impiegata nel complesso per giungere a una bottiglia immessa al consumo. “Interessante sottolineare che le rilevazioni hanno evidenziato, per la Franciacorta, un apporto di energia da fotovoltaico pari al 7% del fabbisogno energetico complessivo”, spiega Pierluigi Donna, dello Studio Sata.
Le indagini hanno rilevato che i modelli viticoli franciacortini possono immobilizzare almeno 15 tonnellate per ettaro di Co2 all’anno. “Considerando la media delle emissioni è possibile stimare”, continua Donna, “per la Franciacorta, un credito di quasi 12 tonnellate/ettaro per anno relativi alla sola attività di campo. In considerazione delle attività di cantina e dell’interazione con quelle della viticoltura, all’inizio del 2011 con le aziende e il Consorzio Franciacorta abbiamo fissato come obiettivo minimo raggiungibile nel primo quinquennio una riduzione di emissioni pari a 1200 tonnellate di Co2 equivalenti”.
“A oggi – ha concluso Donna - possiamo affermare che il territorio ha intrapreso un percorso virtuoso di attenzione e impegno testimoniati da un netto miglioramento del proprio bilancio globale, pari a un contenimento di emissione pari a quasi 3.000 tonnellate di Co2, sulle aziende monitorate, che salirebbero a oltre 5.000 proiettando il dato su tutta l’area franciacortina. Si tratterebbe del recupero stimabile dall’attività di un’area verde per oltre 300 ettari sulle aziende monitorate e fino a quasi 700 con la proiezione sull’intera Docg”.
FONTE: tecnici.it