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Grid parity fotovoltaico: quanto deve costare per farcela senza incentivi?

17/4/2013

 
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La grid parity fotovoltaica è a portata di mano: nelle zone più assolate del paese, per utenze commerciali-industriali con un autoconsumo rilevante, con i prezzi degli impianti attuali è già raggiunta; per impianti residenziali da 3 kW bisognerà attendere ancora, ma non manca molto, anche perché si prevede che i prezzi calino ancora.

Oggi mancano 75 milioni al tetto di spesa di 6,7 miliardi di euro che precede di un mese la chiusura del quinto conto energia: con la fine degli incentivi ormai in vista è ovvio che ci si stia chiedendo quanto dovranno calare i prezzi degli impianti affinché rimangano convenienti senza aiuti. Una risposta ci viene dal Solar Energy Report, l'ultimo lavoro dell'Energy & Strategy Group del politecnico di Milano che sarà presentato domani (si veda qui) ma che QualEnergia.it ha potuto sfogliare in anteprima.

Lo studio, che offre un esauriente ritratto a 360° del fotovoltaico italiano, approfondisce bene anche la questione dell'evoluzione dei costi e del raggiungimento della grid parity. Come sappiamo i prezzi in questo ultimo anno hanno continuato il loro crollo. Nel 2012 un impianto di 3 kWp "chiavi in mano" è costato in media 2.500 euro per kWp, il 20% in meno dell'anno precedente, sceso di quasi il 20% anche il prezzo medio per un 200 kW, venduto in media a 1.500 €/kWp, crollati del 35% in un anno i grandi impianti che si sono attestati su valori prossimi ai 950 €/kWp.

Ma quanto devono scendere questi prezzi per poter rinunciare agli incentivi? Secondo i calcoli contenuti nello studio, un impianto domestico da 3 kW con scambio sul posto al Sud può garantire un ritorno economico accettabile (IRR 4%) già ad un costo chiavi in mano di 2.000 €/kWp, al Centro si dovrebbe scendere a 1.800 €, mentre al Nord si dovrebbe pagare meno di 1.600 €/kWp.

Da notare, per inciso, che se invece teniamo conto delle detrazioni del 50%, confermate fino al 30 giugno, al Sud e al Centro la convenienza c'è già con i prezzi attuali, mentre al Nord basterebbe che i prezzi calassero del 10% rispetto ai 2.300 €/kWp di fine marzo 2013.

Ovviamente più autoconsumo abbiamo e maggiore è la convenienza: da questo punto di vista interessante è la stima dell'impatto economico che avrebbe un eventuale sistema di accumulo. Per 3 kWp installati al Centro, secondo lo studio, un sistema di storage di capacità utile pari a 2,5 kWh, incrementando del 60% l'energia auto-consumata darebbe un guadagno netto di circa 100 € annui. Con un batteria da 5,75 kWh, in grado di assicurare una copertura del 100% del fabbisogno annuo tramite l’impianto fotovoltaico, invece si guadagnerebbero ogni anno 230 € in più rispetto ad un sistema senza accumulo.

Già in grid parity, con un IRR del 6%, tale da stimolare un investimento di un'azienda, sarebbe poi con i prezzi attuali – circa 2.100 €/kWp – anche un impianto da 20 kWp da installare al Centro o al Sud su aree condominiali secondo il modello dei Sistemi Efficienti di Utenza (SEU). Al Nord basterebbe scendere a 1.900 €/kWp e comunque la possibilità di auto-consumare una quota rilevante di energia prodotta renda minime le differenze nella localizzazione dell’impianto.

Con autoconsumo rilevante, il 50% della produzione, ci mostra lo studio, la grid parity al Sud sarebbe già una realtà per taglie impianti da 200 kWp installati su coperture commerciali e industriali al servizio dell’utenza, con Scambio sul Posto già ai prezzi attuali (circa 1.600 €/kWp). Al Centro la quota di autoconsumo dovrebbe salire all'80% per rendere l'investimento redditizio ai costi di adesso, al Nord oltre a un autoconsumo dell'80% ci vorrebbe un prezzo di 1.300 €/kWp.

Anche su taglie più grandi l'autoconsumo è determinante. Secondo lo studio, al Sud un 400 kW (che  con la normativa attuale non può godere dello Scambio sul Posto), con un autoconsumo del 50% (tra i 200 e i 280 MWh/annui consumati nelle ore diurne) ipotizzando un prezzo di acquisto dell'elettricità dalla rete di 0,13 €/kWh avrebbe un IRR oltre il 6% già con i prezzi attuali (1.200 €/kWp) mentre senza autoconsumo non sarebbe conveniente neanche con prezzi dimezzati (si veda per questa taglia anche lo studio dell'ing. Alessandro Caffarelli: QualEnergia.it, Grid parity? Senza autoconsumo, solo sotto ai 1.000 euro a kW).

“Estremamente difficile” poi, secondo il report dell'Energy & Strategy Group, che impianti di potenza superiore ad 1 MWp possano risultare nel breve-medio periodo economicamente sostenibili: secondo lo studio ciò potrebbe accadere solo in Sicilia e Sardegna, assumendo per queste aree un valore del Prezzo Medio Zonale Orario superiore di circa 10 €/MWh rispetto alla media nazionale e solo con costi ridotti sotto agli 800 €/kWp.

Dunue un panorama che, se per certe categorie di impianti, come appunto l'utility scale, è scoraggiante, per altri è promettente, tanto più che nel report si stima che i prezzi continueranno a calare: per il 2013 si ipotizza un decremento del 13% per i moduli cristallini. La grid parity per impianti di taglie medie che possono accedere allo scambio sul posto ed essere abbinati ad un autoconsumo consistente è praticamente già raggiunta. Resta il problema – come segnalava anche l'analista di eLeMeNS Andrea Marchisio, in una recente intervista a QualEnergia.it – di fare incrociare domanda e offerta. Da questo punto di vista molto potrebbero fare i famosi Sistemi Efficienti di Utenza, i SEU, che permetterebbero a terzi di vendere l'energia a consumatori o consorzi senza passare per la rete: peccato che dal 2008 questo modello ancora attenda una piena attuazione normativa, mai come ora urgente.

FONTE: qualenergia.it


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