
L'Europa scommette sull'energia oceanica rinnovabile: la Commissione ha infatti recentemente presentato un piano d'azione che punta a incentivare lo sviluppo del settore dell'energia dagli oceani per favorirne un'autentica industrializzazione e fornire un contributo determinante alla decarbonizzazione dell'economia Ue.
“I mari e gli oceani dispongono del potenziale per creare un’ingente crescita economica e i posti di lavoro così necessari in questo momento”, ha dichiarato Maria Damanaki, commissaria europea per gli affari marittimi e la pesca, che ha presentato il piano insieme a Günther Oettinger, commissario europeo responsabile per l’energia. “Aiutando il settore dell’energia oceanica a raggiungere il suo pieno sviluppo”, ha aggiunto Damanaki, “potremo sfruttare questo potenziale grazie all’innovazione, garantendo nel contempo all’Europa un’energia pulita e rinnovabile.”
Lo sfruttamento dell'energia 'blu' degli oceani include tutte le tecnologie per la raccolta delle energie rinnovabili dai mari e dagli oceani, come ad esempio la possibilità di sfruttare il moto ondoso e l’energia mareomotrice, mentre resta fuori da questo ventaglio di possibilità l'eolico offshore.
Secondo l'Ue, in tempi di crescita costante di fabbisogno energetico, lo sfruttamento dell’energia oceanica migliorerebbe la sicurezza energetica dell'Ue, riducendo la sua dipendenza dalle fonti fossili; allo stesso tempo lo sviluppo in forma industriale dell'energia blu creerebbe posti di lavoro, specialmente nelle zone costiere europee, spesso caratterizzate da elevati tassi di disoccupazione.
Secondo le prime stime Ue, il piano d'azione potrebbe creare tra i 10.500 e 26.500 posti di lavoro permanenti e fino a 14.000 posti di lavoro temporanei nel 2035, ciò sebbene ci siano stime persino più ottimistiche, che parlano di 20 mila posti di lavoro solo in Gran Bretagna al 2035 e 18 mila posti di lavoro in Francia nel 2020.
A bloccare finora lo sviluppo di questa modalità di approvvigionamento energetico sono i limiti piuttosto difficili da superare: i costi elevati, gli ostacoli infrastrutturali, tra cui i problemi di collegamento alla rete o l’accesso ad adeguate strutture portuali e a navi specializzate; le persistenti barriere amministrative, tra complesse procedure di autorizzazione e di licenza, che contribuiscono sensibilmente all'aumento dei costi; senza contare che, precisa l'Ue, va intensificata la ricerca per valutare gli impatti ambientali.
Ora l'Ue, che già ha avviato iniziative sul tema, sembra voler fare sul serio e annuncia la creazione di un Forum per l'energia oceanica, che favorirà la condivisione delle conoscenze e delle competenze esistenti, per creare sinergie, fornire soluzioni creative e dare impulso al futuro sviluppo del settore. L'obiettivo finale è l'ideazione di una tabella di marcia strategica per il settore dell’energia oceanica, che potrebbe successivamente costituire la base per un’iniziativa industriale europea.
FONTE: ingegneri.info
“I mari e gli oceani dispongono del potenziale per creare un’ingente crescita economica e i posti di lavoro così necessari in questo momento”, ha dichiarato Maria Damanaki, commissaria europea per gli affari marittimi e la pesca, che ha presentato il piano insieme a Günther Oettinger, commissario europeo responsabile per l’energia. “Aiutando il settore dell’energia oceanica a raggiungere il suo pieno sviluppo”, ha aggiunto Damanaki, “potremo sfruttare questo potenziale grazie all’innovazione, garantendo nel contempo all’Europa un’energia pulita e rinnovabile.”
Lo sfruttamento dell'energia 'blu' degli oceani include tutte le tecnologie per la raccolta delle energie rinnovabili dai mari e dagli oceani, come ad esempio la possibilità di sfruttare il moto ondoso e l’energia mareomotrice, mentre resta fuori da questo ventaglio di possibilità l'eolico offshore.
Secondo l'Ue, in tempi di crescita costante di fabbisogno energetico, lo sfruttamento dell’energia oceanica migliorerebbe la sicurezza energetica dell'Ue, riducendo la sua dipendenza dalle fonti fossili; allo stesso tempo lo sviluppo in forma industriale dell'energia blu creerebbe posti di lavoro, specialmente nelle zone costiere europee, spesso caratterizzate da elevati tassi di disoccupazione.
Secondo le prime stime Ue, il piano d'azione potrebbe creare tra i 10.500 e 26.500 posti di lavoro permanenti e fino a 14.000 posti di lavoro temporanei nel 2035, ciò sebbene ci siano stime persino più ottimistiche, che parlano di 20 mila posti di lavoro solo in Gran Bretagna al 2035 e 18 mila posti di lavoro in Francia nel 2020.
A bloccare finora lo sviluppo di questa modalità di approvvigionamento energetico sono i limiti piuttosto difficili da superare: i costi elevati, gli ostacoli infrastrutturali, tra cui i problemi di collegamento alla rete o l’accesso ad adeguate strutture portuali e a navi specializzate; le persistenti barriere amministrative, tra complesse procedure di autorizzazione e di licenza, che contribuiscono sensibilmente all'aumento dei costi; senza contare che, precisa l'Ue, va intensificata la ricerca per valutare gli impatti ambientali.
Ora l'Ue, che già ha avviato iniziative sul tema, sembra voler fare sul serio e annuncia la creazione di un Forum per l'energia oceanica, che favorirà la condivisione delle conoscenze e delle competenze esistenti, per creare sinergie, fornire soluzioni creative e dare impulso al futuro sviluppo del settore. L'obiettivo finale è l'ideazione di una tabella di marcia strategica per il settore dell’energia oceanica, che potrebbe successivamente costituire la base per un’iniziativa industriale europea.
FONTE: ingegneri.info