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Legambiente: "Errore UE posticipo lampadine energivore"

21/4/2015

 
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Nei giorni scorsi la commissione tecnica sulla direttiva Ecodesign - la norma che sovrintende all'efficienza energetica di elettrodomestici e lampadine venduti in Europa - era chiamata a ratificare la decisione di mettere al bando le lampadine alogene di classe C e D a partire da settembre 2016, come prevedeva la normativa, che fa parte del piano di risparmio energetico europeo per il contrasto dei cambiamenti climatici. Ha deciso, però, di rimandare di due anni la messa al bando, che non avverrà prima del 2018, causando un consumo aggiuntivo e inutile nelle bollette degli europei di circa 33 TWh e un costo complessivo di oltre 6,6 miliardi di euro (circa 800 milioni per gli italiani, che hanno un alto costo dell'elettricità)

«Una decisione incomprensibile che arriva in un momento in cui il mercato è già ampiamente passato ai LED e dopo studi internazionali qualificatissimi che dimostrano che di queste lampadine energivore non c'è più bisogno - commenta Davide Sabbadin, responsabile efficienza energetica di Legambiente -. Ed è grave che questa decisione, così rilevante per il clima, sia presa a pochi mesi dalla conferenza internazionale sul clima di Parigi. Inoltre, c'è il sospetto che l'Italia abbia giocato un ruolo negativo decisivo, alla luce della posizione espressa in una lettera del gennaio 2014 dal ministero dello Sviluppo Economico e mai smentita. Quella lettera conteneva posizioni basate su dati obsoleti e, a maggior ragione, superati dalla realtà del mercato. Il governo faccia chiarezza sul voto italiano e dica come la pensa».

FONTE: zeroemission.tv

EcoWay: in forte calo le emissioni delle aziende italiane

17/9/2014

 
Nel 2013 le aziende italiane che partecipano al mercato europeo di scambio delle emissioni di CO2 (Emission Trading Scheme) hanno registrato una diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra pari all’8,2% rispetto al 2012 e una riduzione del 27,3% rispetto al 2005 (anno di entrata in vigore dei limiti imposti dall’UE). Il livello di emissioni degli impianti industriali che registrano le maggiori emissioni di CO2 – circa 1.124 in Italia, che producono più del 40% delle emissioni di gas effetto serra totali nazionali - si riduce quindi di 15 milioni di t CO2, passando da 179 milioni di CO2e t nel 2012 a 164 milioni di CO2e t nel 2013. I permessi a emettere assegnati nel 2013 alle aziende sono ancora in eccesso (+6,3%) rispetto alle emissioni, anche se il delta si dimezza rispetto al 2012.
«Il sistema ETS, unitamente ad altre politiche di incentivazione alle rinnovabili e di promozione dell’efficienza energetica, ha permesso all’Europa di ridurre le emissioni nell’ultimo decennio sia in relazione al PIL che al numero di abitanti. In termini assoluti i risultati risultano fortemente condizionati dalla contrazione della produzione industriale provocata dal persistere della crisi economica. Il sistema si conferma quindi lo strumento che ha consentito di ridurre le emissioni al minor costo per imprese e collettività, nonostante siano ancora necessarie misure che ne migliorino l’efficacia dando più stabilità al mercato - ha dichiarato Guido Busato, Presidente di EcoWay –. Nel 2013 l’ETS è stato peraltro caratterizzato da molte novità sotto il profilo tecnico-amministrativo che hanno comportato difficoltà di implementazione per le aziende italiane, contrariamente all’esigenza più volte espressa dalle stesse di maggiore semplificazione burocratica. A livello europeo, l’Unione ha iniziato a gestire un articolato processo di armonizzazione dei regolamenti e degli strumenti operativi in tutti gli Stati membri che ancora oggi è in via di definizione. L’ETS sembra aver riguadagnato nell’ultimo anno consenso politico presso le Istituzioni europee e il nuovo Parlamento Ue si sta avviando verso un articolato percorso di riforme che, auspichiamo,  possano portare a una convergenza a livello europeo degli obiettivi sul clima e sull’energia, definendo una strategia energetico-ambientale unica a livello comunitario».
Nel 2013 gli impianti di produzione di energia appartenenti alla categoria “utility” e che fanno capo a circa 80 gruppi societari, sono stati responsabili per oltre il 55% delle emissioni coperte da ETS. Gli impianti di raffinazione (18), contribuiscono invece per il 12% delle emissioni complessive. Risulta così che il 67% delle emissioni sotto ETS in Italia viene gestito da meno di 100 gruppi societari. Il settore della calce e del cemento si colloca al terzo posto con il 10%. A seguire il settore della siderurgia e metallurgia (8%); il settore della carta con il 3% e i settori del vetro, dei laterizi e della ceramica (2%).
Il settore industriale che ha registrato le maggiori diminuzioni delle emissioni rispetto all’anno scorso è quello delle utility (-11,65%), seguito dal settore della calce e cemento (-10,94%) e siderurgico (10,88%). Nel settore delle “utility” la riduzione delle emissioni è dovuta al calo della domanda e al contributo delle rinnovabili che hanno generato negli ultimi anni un progressivo ridimensionamento dell’attività di quasi tutti gli impianti e in alcuni casi hanno portato al fermo totale.

FONTE: zeroemission.tv

assoRinnovabili: scatta l'ora delle rinnovabili

23/5/2014

 
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È partito il ritardometro dell’associazione. Su www.assorinnovabili.it le risposte dei partiti alle proposte di assoRinnovabili per il futuro dell’energia verde in Europa

Una settimana fa assoRinnovabili ha sottoposto all’attenzione dei principali partiti politici italiani in corsa  alle prossime elezioni europee le cinque proposte dell’associazione sulle sfide che il settore delle energie rinnovabili si troverà ad affrontare nei prossimi mesi in ambito europeo. Obiettivi europei al 2030, mercato elettrico europeo, fiscalità ambientale, contrarietà a interventi retroattivi sui meccanismi dì incentivazione e generazione distribuita sono i macro-temi su cui è stata interrogata la classe politica. 

Chi ha risposto per primo e chi invece ancora non si è espresso
? Chi condivide le proposte dell’associazione e chi è contrario? È possibile scoprirlo sul sito web dell’associazione www.assorinnovabili.it  che ha pubblicato integralmente le risposte pervenute. Menzione d’onore per i Verdi Europei, per il PD e per la Lista io cambio, che hanno sottoscritto integralmente il documento presentato nei tempi assegnati. Mancano all’appello le altre forze politiche: il “ritardometro” inesorabile ne scandisce e misura il ritardo. Che sia una dimostrazione di scarsa considerazione per un fondamentale settore quale quello delle rinnovabili?

FONTE: zeroemission.tv

Elezioni europee: l'appello del WWF

15/5/2014

 
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A poche settimane dalle elezioni europee, che si tradurranno in un nuovo Parlamento europeo e in un nuovo Presidente della Commissione europea, proprio in un periodo in cui l’Italia assumerà il delicato ruolo di presidente di turno del Consiglio europeo, il WWF lancia il video “Il loro impegno per il tuo interesse” (www.wwf.it/elezionieuropee) per mostrare ai cittadini l'importanza di scegliere il candidato giusto per loro e per l'ambiente. Il video è inserito in una piattaforma online del WWF, in dodici lingue per tutti i paesi dell’Unione, in cui i candidati possono mostrare ai loro elettori il sostegno pubblico alle tematiche ambientali e le loro priorità, una volta eletti come membri del Parlamento europeo (MEP) sottoscrivendo l’Appello, lanciato lo scorso 7 aprile, che fa riferimento ai contenuti del Manifesto elaborato dal WWF, che presenta 9 filoni di intervento e 28 proposte sui temi sensibili in materia ambientale per la prossima legislatura. 
«I cittadini spesso non si rendono conto fino a che punto l'Unione Europea sia fondamentale per il nostro benessere giorno dopo giorno. L’UE fissa molti standard, come quelli che riguardano l’ambiente, la qualità e la salubrità dell'aria che respiriamo, dell'acqua che beviamo, del cibo che mangiamo,  e anche delle bollette energetiche che paghiamo, dei posti di lavoro che vengono creati. Questo è il motivo per cui quando voteremo per le elezioni europee dovremo scegliere i politici che metteranno al primo posto i nostri interessi. Proprio perché il 95% dei cittadini dell’Unione Europea considera importante la salvaguardia dell’ambiente, le persone e l'ambiente devono avere la priorità -  afferma Dante Caserta Presidente WWF Italia -. Invitiamo le persone a consultare il sito del WWF e verificare se i loro candidati hanno a cuore il loro ambiente, la loro salute e il loro benessere. Sono già più di 300 i candidati provenienti da diversi gruppi politici e paesi che si sono espressi - davvero una notizia incoraggiante. Vogliamo assicurare che la maggioranza dei nuovi parlamentari che arrivano a Bruxelles si impegneranno a lavorare per le persone e per le cose a cui più tengono». 
«Ci conforta il dato che dei 300 candidati che hanno sinora aderito a livello europeo, più di 110 siano italiani il ché dimostra una sensibilità diffusa, che non si riscontra in tutti i programmi dei partiti noti sinora, alla sfida sulla sostenibilità ambientale che anche il nostro paese deve affrontare per uscire dalla crisi. Ci preoccupa che nel confronto tra i vari leader dei maggiori partiti italiani non solo l’ambiente ma l’impegno per una “Nuova Europa” sia marginale, quando mancano 3 mesi al Semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell’Unione Europea in cui il nostro Paese dovrà guidare l’Europa, mentre Parlamento e Commissione faranno i primi passi, in occasioni importanti su scala globale, come il summit sul Clima convocato il 23 settembre 2014 a New York dal segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, in apertura dell’Assemblea generale che discuterà dei nuovi Obiettivi per lo sviluppo sostenibile, la COP 12 sulla biodiversità  in Corea del Sud ad ottobre 2014, la COP 20 sul clima in Perù a dicembre in preparazione della COP 21 di Parigi del 2015. Riteniamo che di questi temi, di questi impegni si dovrebbe discutere in campagna elettorale» ha dichiarato Luigi Epomiceno Direttore generale WWF Italia.

FONTE: zeroemission.tv



Calabria: Efesto Energy investe nel solare e in coltivazione CO2 free

15/4/2014

 
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Efesto Energy, il comparto energia del fondo di investimento lussemburghese Fysis Fund SICAV-SIF, ha ultimato il processo di acquisizione del 100% di Fly Energy Società Agricola per un investimento totale di 22 milioni di euro per il quale è stata emessa un’obbligazione, quotata sul mercato lussemburghese, per 12 milioni di euro. L’operazione sigla una significativa collaborazione tra Efesto Energy e il Gruppo calabrese Favella, leader in diversi settori legati alla valorizzazione dei terreni agricoli - agricoltura, agroindustria, agroenergie e zootecnia - tra le più importanti realtà del comparto agroalimentare del Sud Italia e testimonianza di una delle più antiche comunità agricole del Mediterraneo. La gestione dell’attività di coltivazione delle serre sottostanti agli impianti sarà, infatti, affidata al Gruppo Favella, costituito da diverse aziende specializzate nella coltivazione e nella commercializzazione di prodotti agricoli. 
Efesto Energy e Favella saranno partner nello sviluppo di “ Oh sole”, un progetto sperimentale e all'avanguardia nel mondo dell'agricoltura basato su una filosofia di innovazione costante, che si pone come obiettivo la produzione di prodotti genuini di alta qualità coltivati nel rispetto dell'ambiente attraverso un processo produttivo CO2 free, creando sviluppo e nuova occupazione (tra i prodotti coltivati Goji, kiwi giallo, albicocco rosso e kaco mela). Sarà, inoltre, effettuata una coltivazione sperimentale dello Arundo Donax che andrà ad alimentare un impianto a biogas del gruppo. 
Fly Energy Società Agricola è proprietaria di due impianti fotovoltaici con una potenza complessiva pari a 12 MW, installati su serre agricole a Corigliano Calabro in provincia di Cosenza. La realizzazione dei due impianti fotovoltaici - denominati Fly Energy 1 e Fly Energy 2 - ha coinvolto EPC di elevato standing appartenenti al Gruppo Delta che ne curerà la manutenzione. Efesto Energy è un fondo di private equity che investe principalmente in impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, con particolare focus nel settore fotovoltaico e nel settore idroelettrico e in società specializzate nella produzione di energia pulita.

FONTE: zeroemission.eu

Ue, scaldarsi e raffrescarsi con le rinnovabili darebbe risparmi per 11,5 miliardi di euro

29/3/2014

 
L’European geothermal energy council (Egec), assieme a Aebiom e Estif, che rappresentano rispettivamente le principali associazioni europee dei settori geotermia, biomasse e del solare termico, hanno inviato una lettera aperta ai capi di Stato e di Governo, in vista del loro incontro a Bruxelles (che è stato appena rimandato, ndr) per decidere i nuovi obiettivi proposti dalla Commissione Europea per il pacchetto clima-energia dopo il 2020, in cui raccomandano l’importanza di ricorrere ad un aumento del ricorso alle energie rinnovabili  nel settore del riscaldamento e raffreddamento.
«Le crescenti incertezze sulla crisi in Ucraina – scrivono le tre associazioni – dimostrano ancora una volta tutti i limiti della dipendenza energetica dell’Europa. Questa dipendenza ha indebolito l’influenza geopolitica dell’Europa sulla scena internazionale e ha alimentato la drammatica caduta del PIL».
Secondo i dati Eurostat, circa un terzo del greggio totale (34,5%) e del gas naturale (31,5%), importati dall’Unione Europea nel 2010, provengono dalla Russia. E solo nel 2012 l’Unione europea ha speso 545 mila miliardi di Euro, che corrispondono al 4,2 % del suo PIL, per l’importazione di combustibili fossili.
Parte di tale combustibile (sotto forma di gas naturale e gasolio ) – si legge nella lettera – viene utilizzato per il riscaldamento delle nostre case, dei nostri uffici o per scopi industriali.
Raggiungere il consumo di energia rinnovabile supplementare nel settore del riscaldamento e raffreddamento previsto dagli Stati membri tra il 2011 e il 2020, potrebbe consentire all’UE di ridurre l’importazione di gas naturale da paesi terzi per l’equivalente di 35 Mtep all’anno dal 2020. Considerati i prezzi all’importazione correnti (11,5$/MMBtu o 8,4Euro/MMBtu) raggiungere questi obiettivi farebbe risparmiare all’UE, nel suo insieme, circa 11,5 miliardi di euro l’anno.

FONTE: greenreport.it

Il WWF chiede la chiusura di tutti gli impianti a carbone

22/3/2014

 
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Dopo il sequestro della centrale elettrica di Vado Ligure, il WWF invita a chiudere spontaneamente gli impianti italiani a carbone

“Le centrali a carbone sono antistoriche, comportano emissioni di anidride carbonica superiori a qualsiasi altro impianto, fanno male alla salute. Il nostro Paese ha una overcapacity di produzione di energia elettrica che le impone, non solo le permette, di cominciare a chiudere le centrali più inquinanti. Invitiamo dunque l’azienda a prendere atto che la centrale di Vado Ligure è indifendibile, e a non riaprire i gruppi a carbone. Questa è l’occasione per pensare alla riconversione dei posti di lavoro verso l’efficienza energetica e le rinnovabili: ci auguriamo che sindacati, regione Liguria, azienda, ci pensino seriamente. Intanto, Vado Ligure non deve riaprire e i progetti di ampliamento dell’uso del carbone non devono partire”. 
Commenta in questo modo Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, la notizia del sequestro della centrale a carbone di Vado Ligure effettuato a seguito delle verifiche condotte dagli inquirenti che avrebbero accertato il mancato rispetto di alcune prescrizioni puntuali imposte dall’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) ministeriale. Poiché gli inquirenti avrebbero anche accertato la possibile assenza di sistema di monitoraggio delle emissioni al camino tutto sembra confermare le denunce più volte fatte dal Comitato locale e dagli ambientalisti. La stessa AIA (non rispettata dall’azienda) era stata aspramente contestata dalle associazioni ambientaliste giacché ritenuta non troppo cautelativa per l’ambiente e la salute delle persone, oltre che viziata sul piano procedurale per non rispetto degli standard fissati dalla normativa comunitaria in materia di IPPC. Sembrerebbe che l’azienda non abbia neanche ottemperato alle prescrizioni di una Autorizzazione Integrata Ambientale certo non troppo severa.
Il sequestro avvenuto oggi comporta lo spegnimento dei gruppi carbone (non va a toccare i gruppi a gas). I gruppi carbone potranno ripartire solo dopo aver ottemperato alle prescrizioni AIA

FONTE: zeroemission.tv


Arsenico e sostanze pericolose nell'acqua resa pura da oltre 87 decreti ministeriali

11/3/2014

 
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Sono 13 le regioni che hanno, negli ultimi anni, ottenuto deroghe alla potabilità dell'acqua oltre le province autonome di Bolzano e Trento su un totale di 13 parametri : arsenico, boro, cloriti, cloruri, fluoro, magnesio, nichel, nitrati, selenio, solfato, trialometani, tricloroetilene, vanadio.

Quasi sono e quali saranno le conseguenze per la salute della cittadinanza? La storia dell'inquinamento delle falde acquifere in Italia ha dell'incredibile, con un sottilissimo diaframma tra il tragico e il comico o meglio il ridicolo. Del tipo ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere considerando che parliamo della nostra salute e quella dei nostri figli. Chi si affanna a chiedere l'uscita dell'Italia dalla Unione Europea dovrebbe riflettere su quanto la normativa comunitaria ha apportato in termini di benefici ai consumatori pur con una resistenza al limite del eroico da parte dei politici (tutti) italiani che quasi si sentono minacciati da queste norme poste a tutela dei cittadini. La storia inizia nel 2001, con il decreto 31/2001 veniva recepita dall'Italia la direttiva europea che fissava un diverso valore massimo di sostanze inquinanti su indicazione della Efsa (autorità europea per la sicurezza alimentare) che l'Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) con la Fao. Una norma che precipitava dall'alto nel sistema italiano dove ancora oggi la tutela della salute è vista con un aspetto minaccioso e antieconomico (la salute ha un prezzo ?).

Dopo l'entrata in vigore del decreto, le norme immediatamente incontrarono una resistenza dall'immenso e elefantiaco sistema burocratico e politico italiano, con i suoi 8.057 comuni che danno "lavoro" a 138,619 politici spendendo 1,7 miliardi di euro annui di costi di funzionamento (anno 2013) o le regioni con il suo misero miliardo annuo di costi di funzionamento (anno 2013). "Mancano i soldi da investire per eliminare le sostanze nocive nelle acque potabili !" Questo il coro unanime. Il ministero della salute si occupo immediatamente del problema concedendo una raffica di decreti ministeriali contenenti deroghe. Per anni si tirava a campare così, anno dopo anno, decreto dopo decreto, sembra incredibile ma i decreti sono stati circa (forse ce ne siamo persi qualcuno) 87 e molte deroghe pur essendo scadute non sono state sanate !!! Sono 13 le regioni che hanno ottenuto deroghe alla potabilità dell'acqua (Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Veneto) oltre le province autonome di Bolzano e Trento su un totale di 13 parametri : arsenico, boro, cloriti, cloruri, fluoro, magnesio, nichel, nitrati, selenio, solfato, trialometani, tricloroetilene, vanadio.

I decreti ministeriali inoltre contengono una "clausola di salvaguardia" (per il ministero ovviamente) ovvero le Regioni e i comuni avrebbero dovuto avvisare "TEMPESTIVAMENTE E ADEGUATAMENTE" LA CITTADINANZA DELLE DEROGHE ALLA POTABILITÀ PER ELEVATE CONCENTRAZIONI DEI VALORI DELLE SOSTANZE NELL'ACQUA EROGATA QUALE CHE NE SIA L'UTILIZZO, COMPRESO QUELLO PER LA PRODUZIONE, PREPARAZIONE O TRATTAMENTO DEGLI ALIMENTI E DEL DIVIETO DEL CONSUMO POTABILE DEI NEONATI E DEI BAMBINI. Del tipo "io la deroga ve la do, poi la responsabilità è la vostra", non fate i lavori di adeguamento, ma avvisate tutti di non bere l'acqua ... potabile per legge, ma pericolosa per la salute secondo la legge europea e italiana, sopratutto per i bambini, anzi vietatela nelle scuole.
Tutti i decreti ministeriali di deroga prevedevano infatti che :
- "Le regioni devono provvedere a informare la popolazione interessata ... relativamente
alle elevate concentrazioni dei predetti valori nell'acqua erogata quale che ne sia l'utilizzo, compreso quello per la produzione, preparazione o trattamento degli alimenti" e "inoltre, informare circa le modalità per ridurre i rischi legati all'acqua potabile per la quale e' stata concessa la deroga, e in particolare circa l'utilizzo da parte di neonati e di bambini" (!!!) ;
- "L'acqua distribuita, pur nei limiti consentiti non deve essere utilizzata per il consumo potabile dei neonati e dei bambini ";
- le industrie alimentari comunque non devono usare acqua contaminata "in deroga" (!!!);
- vengano svolti comunque dei controlli sulla qualità delle acque (con valori derogati !!).
Arsenico e sostanze pericolose nell'acqua resa pura da 87 decreti ministeriali

I risultati sono stati disastrosi in quanto l'acqua viene utilizzata anche nella industria alimentare (ad esempio nella produzione di pane, pasta, impasto per pizze), per le coltivazioni, per cucinare accumulandosi negli alimenti cucinati e per la pulizia personale. Nelle zone interessate si sono riscontrati livello di sostanze inquinanti nella popolazione interessata pari al doppio (Istituto superiore della Sanità) . Ad esempio per i livelli di arsenico l'American Journal of Epidemiology nel 2013 ha pubblicato uno studio secondo cui l'esposizione cronica di arsenico predispongono all'insorgenza di tumori della pelle, polmoni, cistifellea, fegato, reni, prostata, anche dopo molti anni dalla cessazione dell'esposizione. Anche l'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) valuta l'arsenico come cancerogeno di classe 1 e correlato a molte patologie oncologiche : tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute, del fegato e del colon. Inoltre è indicato quale responsabile di patologie cardiovascolari, neurologiche, diabete di tipo 2, lesioni cutanee, disturbi respiratori, disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche. In ultimo il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale della Regione Lazio nello studio "Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da Arsenico nelle acque potabili nelle popolazioni residenti nei comuni del Lazio" (pagina 42) afferma " In conclusione, l'indagine evidenzia eccessi di incidenza e mortalità nei Comuni con livelli stimati per il periodo 2005-2010 per patologie associabili ad esposizione ad arsenico (tumori del polmone e della vescica, ipertensione, patologie ischemiche, patologie respiratorie, diabete)".

L'AsCii ha previsto la redazione di un dossier completo con tutti i decreti ministeriali, con l'elenco di tutti i comuni interessati alle deroghe, la popolazione interessata e il periodo di esposizione alle sostanze inquinanti, verificando anche i possibili danni alla salute e i dati epidemiologici (quanti sono o sono stati i morti o le malattie legate all'inquinamento delle acque ? ). Il progetto verrà poi utilizzato anche per procedere in sede legale per la mancata informazione e per le responsabilità anche penali e il risarcimento dei danni con class action e nelle sedi europee, per la proposizione di un progetto sanitario straordinario per le regioni e i comuni interessati. Vi chiediamo di sostenerci con la vostra iscrizione all'associazione e facendo conoscere le nostre attività anche tramite social network e internet nel silenzio assordante dei media (giornali, radio e televisioni) e a farci pervenire le vostre segnalazioni alla email dedicata pericoloacqua@ascii.it
Sul sito www.ascii.it trovate l'elenco degli 87 decreti ministeriali con ministero/i emittente e regione/i interessata/e e gli altri documenti. Pubblichiamo anche l'elenco dei decreti, il titolo del decreto è sempre lo stesso "Disciplina concernente le deroghe alle caratteristiche di qualità delle acque destinate al consumo umano che possono essere disposte dalla Regione ... ".

FONTE: alternativasostenibile.it

Incentivi fotovoltaico per le imprese dalla Sabatini bis

6/3/2014

 
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Gli incentivi della Sabatini bis si applicano anche agli impianti fotovoltaici. Una precisazione pubblicata sul sito del MISE tra le FAQ sulla legge e ripresa da ItaliaOggi chiarisce che tra le spese ammissibili dal provvedimento rientra anche l’acquisto di un impianto fotovoltaico funzionale allo svolgimento dell’attività d’impresa.

Al contrario, precisano i tecnici di prassi del ministero, non rientra tra le spese ammissibili l’acquisto di un terreno o di un fabbricato da destinare ad uso produttivo, perché le spese relative a “terreni e fabbricati” incluse le opere murarie non sono classificabili nell’attivo dello stato patrimoniale alle voci B.II.2, B.II.3 e B.II.4 dell’articolo 2424 del codice civile. Diverso è invece il caso degli impianti fotovoltaici.

Scrivono infatti i tecnici del MISE:
L’acquisto di un impianto fotovoltaico funzionale allo svolgimento dell’attività d’impresa è considerata spesa ammissibile alle agevolazioni, laddove rientri nel concetto di “impianti”, come chiarito nelle varie risoluzioni dell’Agenzia delle entrate (cfr. circolare 19 dicembre 2013 n. 36/E; circolare 19 luglio 2007, n.46/E; circolare 11 aprile 2008, n.38/E), quindi macchinari, impianti diversi da quelli infissi al suolo, ed attrezzature varie, classificabili nell’attivo dello stato patrimoniale alle voci B.II.2 e B.II.3 dello schema previsto dall’art. 2424 c.c. (Art. 5 DM 27 novembre 2013 – P.to 6 Circolare 10 febbraio 2014 n. 4567).

La Sabatini bis prevede agevolazioni per le piccole e medie imprese operanti in tutti i settori produttivi che investano in macchinari, impianti, beni strumentali di impresa, attrezzature nuove di fabbrica ad uso produttivo, hardware, software, tecnologie digitali. L’agevolazione è prevista anche in caso di operazioni di leasing finanziario e, appunto, installazione di fotovoltaico.

FONTE:
greenstyle.it


Conto Energia: certificazioni fiscali

27/2/2014

 
Il GSE informa che dal 28 febbraio 2014  saranno disponibili le certificazioni fiscali rilasciate da GSE S.p.A. ai sensi dell’art.4 comma 6/Ter d.p.r. 322 del 22/07/1998, relative alle ritenute del 4 % operate nell’anno 2013 sulle tariffe incentivanti nei casi previsti dalla circolare 46/E dell’Agenzia delle Entrate.

I soggetti responsabili interessati potranno utilizzare tali certificazioni in sede di predisposizione delle dichiarazioni dei redditi  per documentare l’ammontare dell’imposta già trattenuta e versata all’Erario dal GSE S.p.A..

Le certificazioni  potranno essere visionate e stampate in formato cartaceo accedendo, con le credenziali personali, al portale http.applicazioni.gse.it consultando la propria posizione sarà disponibile il documento “Certificazione ritenute fiscali su tariffe incentivanti fotovoltaico anno 2013”.

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