L’European geothermal energy council (Egec), assieme a Aebiom e Estif, che rappresentano rispettivamente le principali associazioni europee dei settori geotermia, biomasse e del solare termico, hanno inviato una lettera aperta ai capi di Stato e di Governo, in vista del loro incontro a Bruxelles (che è stato appena rimandato, ndr) per decidere i nuovi obiettivi proposti dalla Commissione Europea per il pacchetto clima-energia dopo il 2020, in cui raccomandano l’importanza di ricorrere ad un aumento del ricorso alle energie rinnovabili nel settore del riscaldamento e raffreddamento.
«Le crescenti incertezze sulla crisi in Ucraina – scrivono le tre associazioni – dimostrano ancora una volta tutti i limiti della dipendenza energetica dell’Europa. Questa dipendenza ha indebolito l’influenza geopolitica dell’Europa sulla scena internazionale e ha alimentato la drammatica caduta del PIL».
Secondo i dati Eurostat, circa un terzo del greggio totale (34,5%) e del gas naturale (31,5%), importati dall’Unione Europea nel 2010, provengono dalla Russia. E solo nel 2012 l’Unione europea ha speso 545 mila miliardi di Euro, che corrispondono al 4,2 % del suo PIL, per l’importazione di combustibili fossili.
Parte di tale combustibile (sotto forma di gas naturale e gasolio ) – si legge nella lettera – viene utilizzato per il riscaldamento delle nostre case, dei nostri uffici o per scopi industriali.
Raggiungere il consumo di energia rinnovabile supplementare nel settore del riscaldamento e raffreddamento previsto dagli Stati membri tra il 2011 e il 2020, potrebbe consentire all’UE di ridurre l’importazione di gas naturale da paesi terzi per l’equivalente di 35 Mtep all’anno dal 2020. Considerati i prezzi all’importazione correnti (11,5$/MMBtu o 8,4Euro/MMBtu) raggiungere questi obiettivi farebbe risparmiare all’UE, nel suo insieme, circa 11,5 miliardi di euro l’anno.
FONTE: greenreport.it
«Le crescenti incertezze sulla crisi in Ucraina – scrivono le tre associazioni – dimostrano ancora una volta tutti i limiti della dipendenza energetica dell’Europa. Questa dipendenza ha indebolito l’influenza geopolitica dell’Europa sulla scena internazionale e ha alimentato la drammatica caduta del PIL».
Secondo i dati Eurostat, circa un terzo del greggio totale (34,5%) e del gas naturale (31,5%), importati dall’Unione Europea nel 2010, provengono dalla Russia. E solo nel 2012 l’Unione europea ha speso 545 mila miliardi di Euro, che corrispondono al 4,2 % del suo PIL, per l’importazione di combustibili fossili.
Parte di tale combustibile (sotto forma di gas naturale e gasolio ) – si legge nella lettera – viene utilizzato per il riscaldamento delle nostre case, dei nostri uffici o per scopi industriali.
Raggiungere il consumo di energia rinnovabile supplementare nel settore del riscaldamento e raffreddamento previsto dagli Stati membri tra il 2011 e il 2020, potrebbe consentire all’UE di ridurre l’importazione di gas naturale da paesi terzi per l’equivalente di 35 Mtep all’anno dal 2020. Considerati i prezzi all’importazione correnti (11,5$/MMBtu o 8,4Euro/MMBtu) raggiungere questi obiettivi farebbe risparmiare all’UE, nel suo insieme, circa 11,5 miliardi di euro l’anno.
FONTE: greenreport.it