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Ue, scaldarsi e raffrescarsi con le rinnovabili darebbe risparmi per 11,5 miliardi di euro

29/3/2014

 
L’European geothermal energy council (Egec), assieme a Aebiom e Estif, che rappresentano rispettivamente le principali associazioni europee dei settori geotermia, biomasse e del solare termico, hanno inviato una lettera aperta ai capi di Stato e di Governo, in vista del loro incontro a Bruxelles (che è stato appena rimandato, ndr) per decidere i nuovi obiettivi proposti dalla Commissione Europea per il pacchetto clima-energia dopo il 2020, in cui raccomandano l’importanza di ricorrere ad un aumento del ricorso alle energie rinnovabili  nel settore del riscaldamento e raffreddamento.
«Le crescenti incertezze sulla crisi in Ucraina – scrivono le tre associazioni – dimostrano ancora una volta tutti i limiti della dipendenza energetica dell’Europa. Questa dipendenza ha indebolito l’influenza geopolitica dell’Europa sulla scena internazionale e ha alimentato la drammatica caduta del PIL».
Secondo i dati Eurostat, circa un terzo del greggio totale (34,5%) e del gas naturale (31,5%), importati dall’Unione Europea nel 2010, provengono dalla Russia. E solo nel 2012 l’Unione europea ha speso 545 mila miliardi di Euro, che corrispondono al 4,2 % del suo PIL, per l’importazione di combustibili fossili.
Parte di tale combustibile (sotto forma di gas naturale e gasolio ) – si legge nella lettera – viene utilizzato per il riscaldamento delle nostre case, dei nostri uffici o per scopi industriali.
Raggiungere il consumo di energia rinnovabile supplementare nel settore del riscaldamento e raffreddamento previsto dagli Stati membri tra il 2011 e il 2020, potrebbe consentire all’UE di ridurre l’importazione di gas naturale da paesi terzi per l’equivalente di 35 Mtep all’anno dal 2020. Considerati i prezzi all’importazione correnti (11,5$/MMBtu o 8,4Euro/MMBtu) raggiungere questi obiettivi farebbe risparmiare all’UE, nel suo insieme, circa 11,5 miliardi di euro l’anno.

FONTE: greenreport.it

Il WWF chiede la chiusura di tutti gli impianti a carbone

22/3/2014

 
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Dopo il sequestro della centrale elettrica di Vado Ligure, il WWF invita a chiudere spontaneamente gli impianti italiani a carbone

“Le centrali a carbone sono antistoriche, comportano emissioni di anidride carbonica superiori a qualsiasi altro impianto, fanno male alla salute. Il nostro Paese ha una overcapacity di produzione di energia elettrica che le impone, non solo le permette, di cominciare a chiudere le centrali più inquinanti. Invitiamo dunque l’azienda a prendere atto che la centrale di Vado Ligure è indifendibile, e a non riaprire i gruppi a carbone. Questa è l’occasione per pensare alla riconversione dei posti di lavoro verso l’efficienza energetica e le rinnovabili: ci auguriamo che sindacati, regione Liguria, azienda, ci pensino seriamente. Intanto, Vado Ligure non deve riaprire e i progetti di ampliamento dell’uso del carbone non devono partire”. 
Commenta in questo modo Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, la notizia del sequestro della centrale a carbone di Vado Ligure effettuato a seguito delle verifiche condotte dagli inquirenti che avrebbero accertato il mancato rispetto di alcune prescrizioni puntuali imposte dall’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) ministeriale. Poiché gli inquirenti avrebbero anche accertato la possibile assenza di sistema di monitoraggio delle emissioni al camino tutto sembra confermare le denunce più volte fatte dal Comitato locale e dagli ambientalisti. La stessa AIA (non rispettata dall’azienda) era stata aspramente contestata dalle associazioni ambientaliste giacché ritenuta non troppo cautelativa per l’ambiente e la salute delle persone, oltre che viziata sul piano procedurale per non rispetto degli standard fissati dalla normativa comunitaria in materia di IPPC. Sembrerebbe che l’azienda non abbia neanche ottemperato alle prescrizioni di una Autorizzazione Integrata Ambientale certo non troppo severa.
Il sequestro avvenuto oggi comporta lo spegnimento dei gruppi carbone (non va a toccare i gruppi a gas). I gruppi carbone potranno ripartire solo dopo aver ottemperato alle prescrizioni AIA

FONTE: zeroemission.tv


Arsenico e sostanze pericolose nell'acqua resa pura da oltre 87 decreti ministeriali

11/3/2014

 
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Sono 13 le regioni che hanno, negli ultimi anni, ottenuto deroghe alla potabilità dell'acqua oltre le province autonome di Bolzano e Trento su un totale di 13 parametri : arsenico, boro, cloriti, cloruri, fluoro, magnesio, nichel, nitrati, selenio, solfato, trialometani, tricloroetilene, vanadio.

Quasi sono e quali saranno le conseguenze per la salute della cittadinanza? La storia dell'inquinamento delle falde acquifere in Italia ha dell'incredibile, con un sottilissimo diaframma tra il tragico e il comico o meglio il ridicolo. Del tipo ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere considerando che parliamo della nostra salute e quella dei nostri figli. Chi si affanna a chiedere l'uscita dell'Italia dalla Unione Europea dovrebbe riflettere su quanto la normativa comunitaria ha apportato in termini di benefici ai consumatori pur con una resistenza al limite del eroico da parte dei politici (tutti) italiani che quasi si sentono minacciati da queste norme poste a tutela dei cittadini. La storia inizia nel 2001, con il decreto 31/2001 veniva recepita dall'Italia la direttiva europea che fissava un diverso valore massimo di sostanze inquinanti su indicazione della Efsa (autorità europea per la sicurezza alimentare) che l'Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) con la Fao. Una norma che precipitava dall'alto nel sistema italiano dove ancora oggi la tutela della salute è vista con un aspetto minaccioso e antieconomico (la salute ha un prezzo ?).

Dopo l'entrata in vigore del decreto, le norme immediatamente incontrarono una resistenza dall'immenso e elefantiaco sistema burocratico e politico italiano, con i suoi 8.057 comuni che danno "lavoro" a 138,619 politici spendendo 1,7 miliardi di euro annui di costi di funzionamento (anno 2013) o le regioni con il suo misero miliardo annuo di costi di funzionamento (anno 2013). "Mancano i soldi da investire per eliminare le sostanze nocive nelle acque potabili !" Questo il coro unanime. Il ministero della salute si occupo immediatamente del problema concedendo una raffica di decreti ministeriali contenenti deroghe. Per anni si tirava a campare così, anno dopo anno, decreto dopo decreto, sembra incredibile ma i decreti sono stati circa (forse ce ne siamo persi qualcuno) 87 e molte deroghe pur essendo scadute non sono state sanate !!! Sono 13 le regioni che hanno ottenuto deroghe alla potabilità dell'acqua (Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria, Veneto) oltre le province autonome di Bolzano e Trento su un totale di 13 parametri : arsenico, boro, cloriti, cloruri, fluoro, magnesio, nichel, nitrati, selenio, solfato, trialometani, tricloroetilene, vanadio.

I decreti ministeriali inoltre contengono una "clausola di salvaguardia" (per il ministero ovviamente) ovvero le Regioni e i comuni avrebbero dovuto avvisare "TEMPESTIVAMENTE E ADEGUATAMENTE" LA CITTADINANZA DELLE DEROGHE ALLA POTABILITÀ PER ELEVATE CONCENTRAZIONI DEI VALORI DELLE SOSTANZE NELL'ACQUA EROGATA QUALE CHE NE SIA L'UTILIZZO, COMPRESO QUELLO PER LA PRODUZIONE, PREPARAZIONE O TRATTAMENTO DEGLI ALIMENTI E DEL DIVIETO DEL CONSUMO POTABILE DEI NEONATI E DEI BAMBINI. Del tipo "io la deroga ve la do, poi la responsabilità è la vostra", non fate i lavori di adeguamento, ma avvisate tutti di non bere l'acqua ... potabile per legge, ma pericolosa per la salute secondo la legge europea e italiana, sopratutto per i bambini, anzi vietatela nelle scuole.
Tutti i decreti ministeriali di deroga prevedevano infatti che :
- "Le regioni devono provvedere a informare la popolazione interessata ... relativamente
alle elevate concentrazioni dei predetti valori nell'acqua erogata quale che ne sia l'utilizzo, compreso quello per la produzione, preparazione o trattamento degli alimenti" e "inoltre, informare circa le modalità per ridurre i rischi legati all'acqua potabile per la quale e' stata concessa la deroga, e in particolare circa l'utilizzo da parte di neonati e di bambini" (!!!) ;
- "L'acqua distribuita, pur nei limiti consentiti non deve essere utilizzata per il consumo potabile dei neonati e dei bambini ";
- le industrie alimentari comunque non devono usare acqua contaminata "in deroga" (!!!);
- vengano svolti comunque dei controlli sulla qualità delle acque (con valori derogati !!).
Arsenico e sostanze pericolose nell'acqua resa pura da 87 decreti ministeriali

I risultati sono stati disastrosi in quanto l'acqua viene utilizzata anche nella industria alimentare (ad esempio nella produzione di pane, pasta, impasto per pizze), per le coltivazioni, per cucinare accumulandosi negli alimenti cucinati e per la pulizia personale. Nelle zone interessate si sono riscontrati livello di sostanze inquinanti nella popolazione interessata pari al doppio (Istituto superiore della Sanità) . Ad esempio per i livelli di arsenico l'American Journal of Epidemiology nel 2013 ha pubblicato uno studio secondo cui l'esposizione cronica di arsenico predispongono all'insorgenza di tumori della pelle, polmoni, cistifellea, fegato, reni, prostata, anche dopo molti anni dalla cessazione dell'esposizione. Anche l'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) valuta l'arsenico come cancerogeno di classe 1 e correlato a molte patologie oncologiche : tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute, del fegato e del colon. Inoltre è indicato quale responsabile di patologie cardiovascolari, neurologiche, diabete di tipo 2, lesioni cutanee, disturbi respiratori, disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche. In ultimo il Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale della Regione Lazio nello studio "Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da Arsenico nelle acque potabili nelle popolazioni residenti nei comuni del Lazio" (pagina 42) afferma " In conclusione, l'indagine evidenzia eccessi di incidenza e mortalità nei Comuni con livelli stimati per il periodo 2005-2010 per patologie associabili ad esposizione ad arsenico (tumori del polmone e della vescica, ipertensione, patologie ischemiche, patologie respiratorie, diabete)".

L'AsCii ha previsto la redazione di un dossier completo con tutti i decreti ministeriali, con l'elenco di tutti i comuni interessati alle deroghe, la popolazione interessata e il periodo di esposizione alle sostanze inquinanti, verificando anche i possibili danni alla salute e i dati epidemiologici (quanti sono o sono stati i morti o le malattie legate all'inquinamento delle acque ? ). Il progetto verrà poi utilizzato anche per procedere in sede legale per la mancata informazione e per le responsabilità anche penali e il risarcimento dei danni con class action e nelle sedi europee, per la proposizione di un progetto sanitario straordinario per le regioni e i comuni interessati. Vi chiediamo di sostenerci con la vostra iscrizione all'associazione e facendo conoscere le nostre attività anche tramite social network e internet nel silenzio assordante dei media (giornali, radio e televisioni) e a farci pervenire le vostre segnalazioni alla email dedicata pericoloacqua@ascii.it
Sul sito www.ascii.it trovate l'elenco degli 87 decreti ministeriali con ministero/i emittente e regione/i interessata/e e gli altri documenti. Pubblichiamo anche l'elenco dei decreti, il titolo del decreto è sempre lo stesso "Disciplina concernente le deroghe alle caratteristiche di qualità delle acque destinate al consumo umano che possono essere disposte dalla Regione ... ".

FONTE: alternativasostenibile.it

Incentivi fotovoltaico per le imprese dalla Sabatini bis

6/3/2014

 
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Gli incentivi della Sabatini bis si applicano anche agli impianti fotovoltaici. Una precisazione pubblicata sul sito del MISE tra le FAQ sulla legge e ripresa da ItaliaOggi chiarisce che tra le spese ammissibili dal provvedimento rientra anche l’acquisto di un impianto fotovoltaico funzionale allo svolgimento dell’attività d’impresa.

Al contrario, precisano i tecnici di prassi del ministero, non rientra tra le spese ammissibili l’acquisto di un terreno o di un fabbricato da destinare ad uso produttivo, perché le spese relative a “terreni e fabbricati” incluse le opere murarie non sono classificabili nell’attivo dello stato patrimoniale alle voci B.II.2, B.II.3 e B.II.4 dell’articolo 2424 del codice civile. Diverso è invece il caso degli impianti fotovoltaici.

Scrivono infatti i tecnici del MISE:
L’acquisto di un impianto fotovoltaico funzionale allo svolgimento dell’attività d’impresa è considerata spesa ammissibile alle agevolazioni, laddove rientri nel concetto di “impianti”, come chiarito nelle varie risoluzioni dell’Agenzia delle entrate (cfr. circolare 19 dicembre 2013 n. 36/E; circolare 19 luglio 2007, n.46/E; circolare 11 aprile 2008, n.38/E), quindi macchinari, impianti diversi da quelli infissi al suolo, ed attrezzature varie, classificabili nell’attivo dello stato patrimoniale alle voci B.II.2 e B.II.3 dello schema previsto dall’art. 2424 c.c. (Art. 5 DM 27 novembre 2013 – P.to 6 Circolare 10 febbraio 2014 n. 4567).

La Sabatini bis prevede agevolazioni per le piccole e medie imprese operanti in tutti i settori produttivi che investano in macchinari, impianti, beni strumentali di impresa, attrezzature nuove di fabbrica ad uso produttivo, hardware, software, tecnologie digitali. L’agevolazione è prevista anche in caso di operazioni di leasing finanziario e, appunto, installazione di fotovoltaico.

FONTE:
greenstyle.it


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